~3rd Chapter: Alone In the Night.Arthur era andato via, correndo. Il rumore delle sue scarpe eleganti e lucide che calpestavano il pavimento di marmo rimbombava ancora nell'aria, e nella mente di Alfred. Avrebbe voluto rincorrerlo, urlare di fermarsi, ma di fronte a lui vi era un altro grosso problema che non aspettava altro che essere affrontato, letteralmente:Francis. Non aveva mai avuto nulla di male contro di lui, ma adesso che lo aveva cacciato nei guai con Arthur, avrebbe voluto spezzarlo in due per sbriciolargli poi tutte le ossa. I suoi occhi azzurri si puntarono con violenza contro quelli altrettanto chiari del Francese, perforandolo con il solo sguardo.
"Mi odi, non è vero?" sussurrò piano quello. A quanto pare il messaggio era arrivato forte e chiaro.
Alfred non disse nulla, ma digrignò i denti, e afferrato anche lui l'altro per le spalle, lo spinse per tutta la larghezza del corridoio fino all'altra parete, parallela a quella dove fino a poco tempo fa era stato "imprigionato" lui.
Infine gli rispose, ponendogli una semplice quanto inquietante domanda:
"Sai di essere nei guai, vero?"
Francis sospirò ed abbassò lo sguardo.
"Tu...per tutto questo tempo... Arthur...avrei dovuto capirlo da quel giorno in cui gli hai preso la mano e gli hai sorriso...perchè lui?Perchè non me?Cos'ha lui che io non ho, Alfred?" chiese infine, con enfasi, afferrando il colletto dell'americano con rabbia.
Quest'ultimo era sempre più confuso, e aveva l'impressione che sarebbe esploso come una granata da un momento all'altro.
Tuttavia, fu il francese il primo a staccarsi dal corpo dell'altro, accarezzando come ultimo gesto la guancia destra di Alfred.
"Oh, per favore. Non parlare. So cosa mi diresti. Mi urleresti che non posso capire. In fondo sei ancora un piccolo adolescente all'interno del tuo cuore, vero? Non sei cambiato molto da qualche tempo fa. Com'è che si dice da voi...It can't be helped, huh?"
Disse così, e poi fece una cosa strana: gli sorrise, di un sorriso triste e malinconico, come se da quell'azzurro mare potesse scendere da un momento all'altro qualche lacrima. Ma non accadde: Francis era un don Giovanni, non avrebbe mai pianto innanzi alla sua "preda". Perciò girò i tacchi, letteralmente, e se ne andò camminando piano con le mani in tasca, respirando piano e a testa bassa.
Alfred lo guardò allontanarsi, prima di condurre il palmo della sua mano a coprire il suo volto, vero e proprio ritratto della disperazione: sentiva di star affogando come un naufrago sperduto in acque dense e scure, sconosciute e impenetrabili:ora come non mai, tutto gli appariva incomprensibile.
~ Late in the Night.Poco più tardi l'accaduto, Alfred era stato costretto a partecipare a quel noiosissimo meeting. Arthur non si era fatto vedere, Francis invece sì: era seduto abbastanza vicino a lui, ma si comportava come nulla fosse mai accaduto, anche se non poteva evitare di lanciargli qualche occhiata di sottecchi di tanto in tanto. Gli argomenti erano sempre gli stessi di sempre, e parecchie volte lui ed Ivan avevano rischiato la rissa: quei due proprio non potevano fare a meno di intromettersi negli affari l'uno dell'altro, al fine di limitare l'altrui autonomia. Fortunatamente Ludwig e Francis stesso si sforzavano di mantenere la situazione calma, con l'aiuto di Svizzera.
Alla fine Alfred decise di fare un gran respiro e cominciare tutto da capo, con più diplomazia: con molte ore di sforzo era riuscito a strappare alcuni importanti compromessi. Tuttavia, alla fin fine non gli importava un fico secco di Ivan o di qualunque delle altre nazioni che non fosse Arthur. E il fatto che non si fosse fatto vivo lo preoccupava a morte. Dopo il meeting si era fermato a parlare con varie nazioni, cercando contemporaneamente di scovare dove si fosse cacciato l'Inglese, ma senza risultati. In tutto questo parlare e girovagare, si era fatto abbastanza tardi e lui era diventato piuttosto disperato.
Non trovando alcun'altra consolazione, decise di donare il suo corpo all'alchool, per quella notte.
Sapeva che vi era una specie di area bar all'ultimo piano della villa, dopo che la soffitta era stata restaurata: lì Svizzera teneva tutti gli alcolici e non, per gli ospiti. Così si avviò in quella direzione salendo le scale, sperando di non trovarvi nessuno data l'ora piuttosto tarda.
Purtroppo non fu così. La stanza aveva solo alcune luci al neon ed era piuttosto buia, così entrando in silenzio non fu visto da nessuno.
Al bancone del bar vi era un Ivan devastato dall'alchool. Presumibilmente aveva bevuto litri e litri di vodka, a giudicare dall'odore, ed ora si era accasciato sul legno liscio del bancone ronfando rumorosamente. Ogni tanto sembrava farneticare qualche frase oscura riguardo il commercio di gasolio e dei campi di girasoli, ma Alfred non riusciva a comprendere minimamente che cosa diamine stesse farneticando. Ad ogni modo se ne curò poco, cercando un'area più tranquilla dove deprimersi in pace.
Avvistò un divanetto in fondo alla sala, ma subito si accorse che era occupato da Ludwig e uno dei due fratelli italiani, Veneziano. Anche quest'ultimo, come Ivan, era ubriaco dalla testa ai piedi, a causa della troppa grappa che aveva ingerito. Riversava in una sottospecie di stato comatoso, sdraiato con le gambe sul divano e il petto su quello di Ludwig. Nonostante fosse ridotto a uno straccio, l'Italiano aveva un'espressione beata sul volto, come se qualcosa di invisibile gli avesse donato la grazia divina. Il tedesco dal canto suo aveva uno strano sorrisetto in volto, e sospirando accarezzava i capelli castani del compagno, osservando con attenzione la sua espressione.
Alfred appoggiò una delle spalle alla parete, rimanendo in silenzio a fissare quella scena. Poteva capire Veneziano. Sapeva perchè aveva quell'espressione beata sul volto:non c'era niente di meglio che stare in compagnia di colui con cui hai condiviso tutto. Nonostante si sentisse completamente dalla parte di Veneziano, Alfred comprendeva anche come doveva sentirsi Ludwig: per tutto questo tempo, quel ragazzino che ora stringeva era stato il suo unico amico. Proprio come Arthur lo era stato per Alfred. In quel momento gli venne in mente di quando era piccolo, e la sera Arthur era solito raccontargli delle storie per farlo addormentare. Gli accarezzava la testa dolcemente, proprio come faceva Ludwig in quel momento con Veneziano.
Alfred scosse la testa e trattenne una lacrima, in preda alla tristezza.
Tuttavia notò che c'era qualcunaltro che stava osservando la scena come lui: era Romano,seduto ad un tavolino poco distante, che ingurgitava quantità industriali di ottimo Limoncello Sorrentino.
Anche lui, come Alfred, aveva una faccia disperata. L'Americano lo fissò per un attimo, e non sapeva se in quel momento l'italiano gli ricordasse più se stesso o Francis. Comunque, decise di sedersi accanto a lui.
"Ehi, ciao Americano" disse il moro, con il solito accento meridionale. Sembrava contento di vederlo, probabilmente perchè in tempi recenti Alfred gli aveva dato una grande mano a trovare lavoro e sviluppo.
Fissò il biondo per un pò,poi tornò a bere.
"Non credi di star esagerando con quella roba?" chiese poi quest'ultimo.
Romano non rispose, si limitò a fissare il vuoto.
"Brutta cosa l'amore non corrisposto, eh?" disse infine.
Alfred alzò un sopracciglio fissando nuovamente l'italiano: gli era davvero così simpatico da rivelargli i fatti suoi od era semplicemente ubriaco fradicio?
"Già" annuì poi, pensando alla sua situazione e a quella di Francis.
"Cosa trova mio fratello in quell'idiota biondo di un tedesco? Io lo conosco meglio, io saprei cosa è meglio per lui!"
Alfred sorrise amaramente. "Io lo conosco meglio, io saprei cosa è meglio per lui." disse poi, ripetendo alla lettera le parole di Romano.
Quest'ultimo lo fissò stranito: che lui sapesse, ancora non aveva toccato bicchiere.
"Cosa c'è che non va, Big Boy?" gli chiese in tono bonario.
Alfred sospirò e si arrese, appoggiando i gomiti sul tavolo e nascondendo il volto nelle mani.
"Secondo te cos'è che sbaglio con Arthur, amico?"
"Arthur eh?L'inglese... voi due un tempo eravate una sola nazione, vero?"
"Già."
"Beh.. amico, non conosco molto bene la vostra situazione, ma se fossi in te andrei da lui , rivoltando il mondo pur di raggiungerlo e gliene direi quattro su quello che penso, sì!" disse infine Romano, accendendosi di uno strano entusiasmo.
Alfred sorrise. "Mi hai dato un buon consiglio" si limitò a dire. Poi si alzò di scatto e uscì dalla sala.
~In the Garden, In the darkArthur era stato tutto il giorno lì, su quella panchina, la stessa della mattinata, senza riuscire a pensare a niente. Aveva perso il conto di quante ore aveva perso a fissare l'acqua della fontana scorrere senza toccare cibo. Oramai il sole era tramontato da un pezzo e faceva freddo. Fuori, e dentro. Aveva l'impressione di avere il cuore congelato in polvere di ghiaccio. Già, polvere. Cenere. Doveva essere tutto quello che ne era rimasto, oramai.
Era interamente buio intorno a lui, l'unica pallida luce era quella della luna.
Poi sentì dei rumori strani, dei movimenti nell'erba. Pensò a qualche animale.
In fondo sperava che uno dei suoi amici, l'unicorno, o l'elfo,spuntassero dal nulla a consolarlo. Invece si sentì toccare con forza dietro la spalla. Si voltò e al posto dell'unicorno trovò Alfred tutto sudato e col fiatone.
"Arthur... mi dispiace."
Innanzi tutto un rigraziamento caloroso a BigBro che segue con attenzione questa fan fiction XD Poi, credo di aver scritto davvero troppo in questo capitolo, mamma mia xD Non mi piace molto, perchè mi deprime vedere Alfred triste, ma altrimenti sarebbe stato troppo facile no?XD Credo anche di averci ficcato dentro delle situazioni abbastanza inverosimili, ma è questo il bello delle fan fic, credo. E poi la scena con Romano credo sia abbastanza divertente xD Beh ai posteri l'ardua sentenza U_U