AmerEngland., [Yaoi] America x Inghilterra - Rating Verde

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Entropìa
CAT_IMG Posted on 18/1/2010, 19:26





Titolo: AmerEngland
Personaggi ed eventuali Pairing: America x Inghilterra, Francia, un accenno a Germania x N. Italia e N.Italia x S.Italia. Ci saranno anche Svizzera, Lienchestein, Spagna, Polnia e Russia. I personaggi comprariranno man mano che si avanza nei capitoli xD
Rating:Verde
Genere: Romantico, leggermente comico
Avvertimenti: Yaoi
Introduzione: La pioggia copriva tutto, perfino il viso liscio e bianco di Alfred. Con i denti, si morse un labbro. La mente, volata via a centinaia di km da dove attualmente si trovava il suo corpo.
Note dell'Autore: Ho deciso di scrivere una Fan Fiction a più capitoli riguardo la mia coppia preferita, eh sì. Per la gioia di tutte le fan di usuk. u_u" A dire la verità non so già da ora come andrà a finire la storia, a me piace scrivere lentamente e vedere dove mi porta la mia perversa immaginazione. Hope you'll enjoy it! *O*


~Prelude: Rain.

La pioggia cadeva su tutto, in quell'uggiosa giornata di Novembre. Perfino il colore dei fiori sembrava spento e senza vita. Ogni tanto, un lampo faceva la sua improvvisa comparsa illuminando l'interno della grande casa bianca in cui Alfred viveva. In quel momento, era completamente solo, in quella grande casa. Era seduto su un vecchio divano di pelle di un marrone caldo ed accogliente, eppure non riusciva in alcun modo a trarre qualche beneficio da quel colore benevolo. Faceva freddo in quella abitazione umida, e l'unico riparo di Alfred dalle temperature rigide era il suo solito giubbotto da aviatore. Sospirò. Di solito era sempre pimpante e di buonumore, il primo a organizzare assurdi piani di guerra o a mettersi in mostra per divenire l'eroe della giornata.Nonostante alle apparenze si mostrasse così sicuro di sè, nell'oscurità del suo cuore sapeva di un nemico contro cui non poteva vincere. Era un avversario subdolo, che si nascondeva nei cigolii delle persiane, nel soffio del vento impetuoso, nelle ombre prolungate dei soprammobili, nella pioggia incessante di una giornata come quella. Un nemico dal nome Solitudine. Ne soffriva spesso, da quando si era separato da Arthur. Scosse la testa, come a voler cacciar via quei fastidiosi e dolorosi pensieri, ed improvvisamente si alzò. Si avvicinò dunque a una delle finestre, mentre l'ennesimo lampo illuminava il suo viso e i suoi occhi dal colore del mare. Già, il mare. Da quella finestra si vedeva tutto, tranne il mare. Potevi scorgere parte del meraviglioso giardino che adornava la grande casa, con centinaia di metri di siepe perfettamente tagliata in forme geometriche di indubbia eleganza. Da ogni lato spuntava qualche pianta esotica o dal fascino orientale, che America era riuscito a importare da vari paesi stranieri con cui aveva stretto degli ottimi rapporti diplomatici, vista anche la sua fama di superpotenza mondiale. All'orizzonte si avvistavano perfino i grattacieli slanciati di Washington, innalzati verso l'infinito ad abbracciare il cielo. Potevi vedere tutto, da quella finestra. Ma non il mare.
Non quel grande Oceano, immenso e sconfinato, dello stesso colore dei suoi occhi. Alfred amava tanto andare al mare, sedersi sulla spiaggia e fissare l'orizzonte, con lo sguardo perso in epoche lontane. C'erano giorni in cui assurdamente sperava di vedere ancora quella tre alberi avvicinarsi, come nei suoi ricordi di bambino. Come quel fatidico giorno in cui incontrò Arthur per la prima volta. Lui e Francis sbarcarono nel nuovo continente proprio grazie a quella nave, contendendosi poi la paternità del piccolo Alfred. Ancora oggi sul suo viso compariva una sorta di sorriso divertito e al contempo triste, quando ci ripensava. Ricordava in particolare come non avesse avuto alcun dubbio o timore stringendo infine la mano di Arthur, mentre ancora quest'ultimo stava discutendo con Francis. Il francese rimase allibito, e Arthur sorrise imbarazzato. Da quel giorno in poi, divennero come fratello minore e fratello maggiore, come figlio e padre, e chissà cos'altro. Fino a quel giorno in cui... quel 4 Luglio 1776.... ma ora basta. Non poteva accadere ogni volta così. Non poteva lasciarsi consumare dal ricordo. Alfred non era più una semplice colonia, era una nazione, in tutto e per tutto uguale e superiore ad Arthur. Non erano più i tempi di giochi innocenti. Così, per dimenticare le sue riflessioni, andò a cercare un ombrello con cui uscire a fare una passeggiata. Prima che potesse fare nulla però, il telefono squillò. Alfred lo vide distintamente vibrare sul tavolino basso di legno lucido. Alzò la cornetta senza esitazioni, indossando di nuovo la maschera dell'uomo sicuro.
"Yes, who's there?" disse al telefono.
"Salve,Alfred. Sempre un piacere sentirti" rispose in tono cordiale ma abbastanza freddo la voce al di là del telefono, che si rivelò essere quella di Ludwig. Già, proprio quel tedesco mangia crauti. Ma che diamine voleva uno come Ludwig da lui?
"Germania? Improvvisamente in Europa i maiali hanno iniziato a volare o cosa, perchè io debba ricevere questa chiamata?" Disse, nel suo solito tono provocatorio e scherzoso.
Germania, dall'altra parte dell'oceano, cercò di dire qualcosa, ma Alfred sentì distintamente la voce di Ludwig scomparire prima che potesse emettere un qualche fonema di senso compiuto, e poi il rumore di strattoni. Strattoni?!? Poi, una voce allegra e stridula.
"Germania! Con chi stai parlando al telefono, è un tuo nuovo amico?Posso conoscerlo?"
Ah, quell'idiota di Veneziano. Ludwig, a quel punto, andò su tutte le furie.
"MA INSOMMA NON LO VEDI CHE SONO AL TELEFONO?!?COSA HAI IN TESTA PER PENSARE DI POTERMI DISTURBARE COSI', EH?!? E SOPRATUTTO SMETTILA DI STRITOLARMI IL BRACCIO!"
"Ma..ma io! Volevo solo giocare con te! Sei cattivo, Germania!"
Un sospiro lungo tutta una vita, da parte del malcapitato Ludwig.
"Mio Dio ma come può essere così idiota ed infantile 'sto qui..."
Nel frattempo, Alfred aveva una faccia a metà tra il "senza parole" e lo sconcertato. Tutto quello che riuscì a fare per richiamare l'attenzione del Tedesco fu emettere due brevi colpi di tosse.
Solo allora il mangia crauti, come amava definirlo Romano, si ricordò della presenza dell'Americano.
"O cielo, scusami Alfred. Lo sai anche tu com'è fatto Italia. Perdonalo..." si affrettò a dire, con aria imbarazzata.
"Oggi sembra proprio una giornata strana,sì." Si limitò a rispondere America.
"Comunque ti ho chiamato per una questione seria. Stavamo organizzando una riunione tra le nazioni più importanti del pianeta per discutere di alcuni affari importanti, che per ragioni diplomatiche si terrà a casa di Svizzera. La data è fissata tra un paio di settimane e l'assemblea non dovrebbe durare più di qualche giorno. Confermerai la tua presenza, Alfred?"
A quest'ultimo il cuore si fermò per tre secondi buoni. Svizzera. Europa. Nazioni più importanti del pianeta. Rivedere Inghilterra. Deglutì e cercò di nascondere l'ansia e la sorpresa.
"Come potrei mancare? Non posso lasciare che sia quell'alcolizzato di Ivan a farla da padrone... IO sarò il VERO protagonista!" e mentre lo diceva un sorriso smagliante, anche se finto, gli comparve sul volto, come se Ludwig potesse vederlo.
Il Tedesco si ritenne soddisfatto e fece un sospiro di liberazione.
"Grazie per la tua partecipazione, Alfred. Ora vado, altrimenti Veneziano non la smette di piagnucolare. Ci vediamo a Ginevra." sentenziò infine.
"Ci vediamo" rispose Alfred, ed attaccò.
Uscì fuori. La pioggia copriva tutto,perfino il viso liscio e bianco di Alfred. Con i denti, si morse un labbro. La mente, volata via a centinaia di km da dove attualmente si trovava il suo corpo.

 
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BigBro__
CAT_IMG Posted on 18/1/2010, 21:26




Potresti inserirla nel topic con la racconta? ;_;
 
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Entropìa
CAT_IMG Posted on 19/1/2010, 16:41




sì certo, ieri mi ero dimenticata perchè andavo di fretta XD Faccio subito! *nel frattempo distribuisce in giro sacchetti per vomitare* u.u
 
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Entropìa
CAT_IMG Posted on 2/2/2010, 19:51




Nuovo capitolo, anche se non importa a nessuno XDDD

~1° Chapter:Meeting.

Londra. Ore 17:00, secondo il merdiano di Greewinch. Neanche a dirlo, pioveva. Come sempre. Ma ad Arthur, che a quel tempo era abituato, faceva particolarmente piacere ascoltare il ticchettio regolare ed incessante della pioggia che batteva sui vetri. Con la sua solita eleganza inglese, sollevò con calcolata delicatezza la tazzina di preziosa ceramica cinese, dentro la quale era versato quello che Arthur riteneva il nettare degli dei, ovvero il suo prezioso thè nero. Soffiò piano sopra la superficie di questo increspandola leggermente, prima di assaggiarlo. Ovviamente, era perfetto. Quella poteva essere una di quelle giornate perfette, se non per un piccolo, insignificante particolare:il telefono che avrebbe iniziato a squillare di lì a pochi secondi. Quando Arthur udì quel trillo acuto, sbuffò annoiato. Lui amava trascorrere le giornate nella rassicurante monotonia dei suoi riti prestabiliti: l'ora del thè, la lettura del giornale, la passeggiata sul Tamigi. Prorpio così, una rassicurante monotonia fatta di giornate uggiose e di pioggia incolore. Un mondo in cui Arthur si era rinchiuso, affinchè nessun altro avesse potuto fargli del male, affinchè potesse dimenticare Alfred. Nel suo mondo, quel telefono che squillava era solo un indesiderato imprevisto. E tuttavia, rispose con calma ed educazione. Cinque minuti dopo, attaccò sbattendo la cornetta sul telefono con forza. Arthur era quel tipo di persona che raramente si faceva trasportare dalle emozioni, ma in quel momento non sapeva neanche quale fosse la maggiore tra le forze che gli dilaniavano l'anima:se l'amore, il dolore, la paura, o una recondita speranza. Incontrare Alfred sarebbe stato troppo per lui, ma non poteva mancare. Forse, se c'era un Dio ad ascoltarlo, ci sarebbe potuta essere una speranza, un appiglio, una luce, qualunque cosa. Forse...

~2 Weeks Later

Ginevra. Le nove del mattino. Dopo una settimana di pioggia, finalmente il sole. Le gocce di rugiada bagnavano ancora le foglie degli alberi e delle piante del bosco. Un paesaggio quasi pastorale fatta eccezione per le squisite palazzine in stile ottocentesco di cui era adornata l'intera città. Apparentemente la pace e la serenità sembravano regnare ovunque. Ovunque, tranne che in casa di Svizzera.
La sua grande casa non era mai stata così rumorosa: più di una cinquantina di nazioni si erano riunite in quel luogo, chiacchierando animosamente tra di loro dei più disparati argomenti prima di cominciare la riunione ufficiale. Quanto al padrone di casa, il malcapitato Svizzera, se ne stava in un angolo ad osservare la scena con aria affranta: Romano, il fratello meridionale di Veneziano, andava in giro a combinare scherzi di dubbio gusto alle altre nazioni, per poi svignarsela sghignazzando. Dietro di lui Veneziano, che correva per raggiungere il fratello, piagnucolando di smetterla. Ancora dietro Veneziano vi era un Ludwig infuriato che tentava invano di acciuffare i due e riportarli all'ordine. Seduto sul divano invece, vi era Francia, che con un sorriso smagliante e una rosa rossa in mano cercava di sedurre la bella Ungheria, mentre Austria cercava in tutti i modi di far desistere il biondo don giovanni dai suoi intenti. Su un paio di poltrone, Grecia e Spagna avevano ben pensato che quella fosse l'ora adatta per un pisolino. Più in là, Bielorussia e Ukraina stavano litigando per avere Russia tutto per sè: l'una tirava il malcapitato verso destra, l'altra verso sinistra, mentre entrambe urlavano come oche che fossero state appena spennate.
In questo quadro di caos generale, solo America ed Inghilterra non erano ancora entrati in casa. Ma dove diamine erano finiti?

Arthur poteva sentire svariate voci provenire dall'interno della casa: le risate di Romano, i lamenti di Veneziano, le urla di Ludwig e i litigi di Bielorussia ed Ukraina. Quanto a lui, si era recato (per non dire nascosto) nel giardino della grande casa, per cercare un pò di tranquillità (e anche una discreta dose di coraggio). Si domandava se anche Alfred fosse all'interno dell'edificio, e si tormentava chiedendosi che cosa avrebbe dovuto dire e come avrebbe dovuto comportarsi. Piuttosto teso, si sedette su una delle panchine di legno. Di fronte a lui una graziosa fontana di marmo decorata di mille angioletti faceva zampillare limpida acqua ovunque. Il cuore gli batteva forte, e mai come in quel momento si era sentito completamente disperato.

Alfred era sicuro di avere avuto una idea geniale: ogni eroe che si rispetti deve fare un'entrata di grande effetto, e non vi era niente di meglio che fare il proprio ingresso dallla uscita del retro, sorprendendo così tutte le altre nazioni, con in mano una grossa bandiera americana e con indosso degli occhialini da aviatore. Sì, avrebbe dovuto funzionare di certo, lasciando senza parole anche quello sciocco di Inghilterra. Così avanzava in giardino con passi silenziosi, nascondendosi talvolta dietro cespugli o statue per coltrollare che nessuno lo vedesse. Era quasi arrivato al suo obbiettivo, quando ad appena pochi metri dalla porta avvistò Inghilterra con la faccia corrugata fissare una delle fontane. Fu un attimo, e il cuore si fermò, per la seconda volta in due settimane. Era una sensazione strana: scoppiava di felicità a rivederlo dopo tanti anni, ma non poteva ignorare il dolore dei ricordi. Eppure, sentì l'incontrollabile istinto di avvicinarsi. Senza far rumore, si avvicinò come un predatore silenzioso alla sua preda. La sua mente (alquanto bacata) aveva già fabbricato uno dei suoi piani stupidi: lo avrebbe spaventato improvvisamente, almeno avrebbe avuto modo di attaccare discorso. Così, si appostò dietro un cespuglio e...
"BUH!"
"AHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!"
Arthur si alzò di scatto dalla panchina, con tutti i capelli rizzati all'insù. Iniziò a fuggire senza neanche guardare per terra, col risultato che capitombolò rovinosamente in acqua con un rumoroso "SPLASH".
Di contro, Alfred cercò di recuperarlo prima che fosse troppo tardi gettandosi al suo salvataggio, ma dimentico della bandiera lasciata per terra pochi secondi prima inciampò e cadde in acqua anche lui, con un altro rumoroso "SPLASH".
All'udire tutto quel frastuono, tutte le altre nazioni si precipitarono all'esterno. I primi a raggiungere il giardino furono Francia e Germania, i quali si ritrovarono di fronte una scena al limite dell'assurdo. Inghilterra era finito nella fontana e aveva ancora la testa sott'acqua. Agitava le braccia e mugugnava qualcosa dal fondale, producendo solo un mucchio di bollicine sulla superficie dell'acqua. America invece era finito sulla schiena di quest'ultimo con tutto il suo corpo, e cercava di riguadagnare la terra, ma i movimenti impazziti di Inghilterra glielo impedivano. Pian piano giunsero anche tutti gli altri stati, con la stessa medesima faccia semi-shokcata. Nel frattempo, America era riuscito a liberarsi dando un calcio nel didietro al povero Arthur, il quale riuscì finalmente a respirare di nuovo, seppur a fatica e tossendo e sputando acqua. Dopo poco i due biondi bagnati fradici si accorsero della presenza dell'intero Consiglio, e improvvisamente si paralizzarono ed ammutolirono. Dopo anni vi era una cosa che li accomunava:entrambi avrebbero voluto scomparire dalla faccia del pianeta. Poi, Francia scoppiò in una fragorosa risata,e dopo pochi secondi tutti lo seguirono, facendo levare uno stormo di risate verso il cielo: quello sì che poteva essere definito un inizio epico!
 
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BigBro__
CAT_IMG Posted on 2/2/2010, 21:53




Oddio, questo capitolo è veramente stupendo. xDD L'inizio fa tanto Londra Vittoriana, la fine... Beh, la fine come posso non amarla?
A parte che (e credo che ormai lo sappiano tutti) l'UsUK è la mia coppia preferita. Il bello è che mi piace proprio così. *3*
Cioé, con Alfred e Arthur un po' sfigati e molto, molto imbranati! xD
Quindi non dire che non gliene frega a nessuno e continua pure a scrivere questa fic. e___e
 
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Entropìa
CAT_IMG Posted on 7/2/2010, 21:22




Uhhh! Me super-felice del fatto che qualcuno apprezzi il suo lavoro! *_*
Ammetto che l'inizio non mi piaceva e che la fine invece è quella che mi ha convinto di più XD Continuerò la storia appena avrò un pò di tempo libero XD
 
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Marlot
CAT_IMG Posted on 9/3/2010, 12:13




Devi assolutamente continuare questa storiaaaa! è__é
Non puoi non farlo!!
E' qualcosa di epicooo! °ç°

E' poi adesso mi hai incuriosita, quindi continua! è__é

Ahahahahah! Complimenti! ^^
Mi piace molto questa fic, sarà anche per il fatto che è una UsUk??
Probabile. ù__ù

Brava!
Volglio vedere che accadrà adesso che sono bagniti per bene peggio di Gilbird sotto la pioggia! XD
 
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Entropìa
CAT_IMG Posted on 14/3/2010, 01:28




~2° Chapter: Lost.

Alfred era seduto sul pavimento, con la schiena nuda appoggiata al muro e un asciugamano candido ad avvolgere il suo collo. I suoi capelli biondi gocciolavano ancora, dopo la doccia che aveva fatto per togliersi di dosso l'acqua sporca della fontana. Nella sua mente balenavano molte idee ed emozioni, senza che nessuna riuscisse ad affermarsi come quella dominante. Era stato molto felice di vedere Arthur, dopo chissà quanto tempo, ma era certo che adesso lo odiasse per averlo cacciato in quel guaio. Alfred si mordeva le labbra pensando a tutto quel tempo che aveva trascorso pensando al tanto atteso momento del re-incontro, e osservare poi di averlo sprecato così. Per anni, aveva cercato i Suoi occhi verdi ovunque, come un Tuareg ricerca le oasi in un deserto. Per anni aveva tenuto gli occhi incollati all'orizzonte in attesa di una nave, di un segno, di una luce, così come i nomadi scrutano senza sosta la linea di cielo che si intravede fra le dune.
Arthur era la sua acqua, la sua droga, il suo tutto, ed ora era così vicino eppure lontano come una stella irraggiungibile. Alfred sapeva che c'era, ma non poteva toccarla. Mancava poco meno di un'ora all'inizio del congresso, e lui, stupido come era, aveva messo entrambi in ridicolo innanzi a tutti gli altri paesi. Strinse i pugni, con rabbia. Rabbia contro se stesso, per la sua personalità infantile che non cambiava mai. Come quando si entra nella stanza degli specchi di un grande luna park, America aveva cambiato il suo aspetto e la sua forma, ma non la sua essenza. In fondo era rimasto come quando era bambino. E come allora, aveva bisogno di Arthur. Con un brusco tonfo, il pugno di Alfred si abbattè implacabile sul muro.
Quello che egli non sapeva, era che esattamente dietro quel muro, nella stanza accanto, seduto nella stessa posizione, vi era un'altra persona. Un inglese abbastanza alto, anch'egli biondo, ma dagli occhi verdi come la più viva delle foreste, grosse sopracciglia. Arthur, a differenza di Alfred, era vestito, ma teneva in mano un grosso bicchiere di vetro, all'interno del quale era versata una generosa quantità di scotch. Vide la sua immagine riflessa in quel liquido denso, e alzando gli occhi al cielo, si chiedeva se sarebbe mai riuscito a sopravvivere a quella tempesta che gli aveva naufragato il cuore.
Eppure, Arthur lo sapeva, lo aveva sempre saputo, sin dall'inizio, senza mai avere il coraggio di ammetterlo a se stesso: il naufragar gli era dolce, in questo mare.
In un sol colpo, il bicchiere di scotch divenne vuoto, e il liquido brillante scivolò lento nella gola secca e ardente.

~1 Hour Later

Finalmente, dopo un'ora di inferno che era sembrata interminabile, America uscì dalla stanza. Fu sorpreso di vedere Arthur appoggiato al muro, a braccia conserte, scrutando il panorama che si intravedeva dalle vetrate del corridoio con espressione impassibile. Alfred si fermò e lo guardò per un'istante, ma prima che potesse dire qualunque cosa, Arthur iniziò a incamminarsi a passi svelti per il corridoio, probabilmente mirando alla sala riunioni dove stava per cominciare l'assemblea. L'Americano lo seguì fino in quel luogo, ma una volta giunto avrebbe ben presto scoperto che le sue disavventure erano solo cominciate. Appena fece il suo ingresso nella grande stanza, notò una grande folla, con decine e decine di nazioni. E lui, che sfortunatamente aveva avuto il destino di fondare una grande nazione, era ben tenuto d'occhio da occhi ben poco discreti. Prima che potesse individuare dove si fosse cacciato Arthur, si ritrovò innanzi il ben poco accorto Francia. Quest'ultimo iniziò subito a parlare.
"Bonjour, mon amì Alfred! Comme ça va? Certamente devo farti i complimenti per la tua entrata spettacolare, come minimo" disse, con tono leggermente ironico. Alfred dal canto suo si limitò a sospirare. "Cosa vuoi, stupido francese mangia lumache?Non ho molto tempo da perdere con te in questo momento" rispose poi, con tono abbastanza aggressivo e forse impaziente.
"Mon amì, non essere così impaziente e furioso. Angleterre è un tipo un pò permaloso, ma gli passerà, e a dirla tutta è sempre stato un grande stupido. Come può saltargli in mente di mettersi contro una nazione potente come te, mi chiedo?" disse con tono pacato e stranamente mielenso Francis, portando il pollice e l'indice della mano destra a imprigionare il mento di Alfred.
"Ma che ti prende, ti senti per caso male, stupido francese?!?" esclamò America, visibilmente sorpreso e infastidito. Francis sorrise come un piccolo gatto sornione, e non perse tempo a trascinare America fuori dalla stanza, fino a un corridoio che terminava in un vicolo cieco. America era scosso, sorpreso ed estremamente contrariato. Osservò l'altro a lungo , ma questi non parlò, limitandosi a ricambiare lo sguardo, ma in modo quasi triste.
Poi, si avvicinò, lentamente, molto vicino ad Alfred, che era contro il muro. Lo guardò ancora, indugiando nel suo sguardo. Sospirò, perso e malinconico. Tutto quello che riuscì a dire, e che tuttavia colpì america con la forza di un proiettile, fu questo:
"Avrei dovuto essere io tuo padre, America. Non quello stupido di Inghilterra."
La mano di Francis scivolò presto sul viso di Alfred, senza riuscire a dire altro.
America, era ancora più confuso e perso di quanto non lo fosse prima con tutta la vicenda dell'incidente nella fontana. Gli mancava il fiato, impallidì, non riuscì a spiegarsi quel comportamento. Francia.. era passato così tanto tempo da quegli accadimenti, da quando era sbarcato con Arthur nella sua grande casa selvaggia che rappresentava quel continente... una sola domanda aleggiava nella sua mente, grande come la statua della libertà e pesante come un macigno: Perchè?
Ma prima che riuscisse a darsi una risposta qualunque, accadde qualcosa di terribile ed inaspettato.
Arthur, non vedendo più l'Americano, aveva ben pensato di assicurarsi che non si fosse cacciato in altri guai. Fu così che una volta svoltato l'angolo ed entrato nel corridoio, lo vide. Lui. Francis. La sua mano sul suo volto. Così vicini. Gli sguardi persi. E fu in quel momento che anche Alfred notò la sua presenza. I loro sguardi si incrociarono solo un'istante, ma riuscì chiaramente a vedere la grande pozza nera che si stava facendo strada tra i suoi occhi splendidamente verdi. Riuscì a intravedere la pozza nera della disperazione.
Alfred protese un braccio verso di lui, con la mano distesa ed aperta, come un cenno, ma Arthur si voltò di scatto, scappando e correndo via, non si sapeva precisamente dove. Fu in quel momento che Alfred ebbe la sensazione di averlo perso DAVVERO per sempre.


SPOILER (click to view)
Scusate per la lunga attesa!Ultimamente sono occupatissima, ma chercherò di frequentare ugualmente il forum. Comunque, mi sto rendendo conto che questa fan fic sta prendendo un andamento un pò strano e ben diverso da quello che avevo immaginato inizialmente: alcuni capitoli sono seri, altri invece divertenti.Spero che vi piaccia così, e scusate se questo capitolo lo trovate brutto, ma l'ho scritto stanotte sul tardi in un momento d'ispirazione pensando a delle cose mie personali. Spero comunque che possa piacere almeno ad alcuni! Baci ^^

 
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BigBro__
CAT_IMG Posted on 14/3/2010, 17:26




Quanto ho aspettato questo capitolo, tu non lo immagini. *-*
Mi piace molto, soprattutto per tutte le metafore che ci hai infilato in mezzo, rendono tutta l'atmosfera decisamente più suggestiva!

E devo dire che, se all'inizio credevo che questi due si sarebbero letteralmente saltati addosso alla fine, poi ho cominciato a capire qualcosa (sì, a cosa mirasse veramente Francis) e questa fine mi piace di più, perché ora desidero il seguito. *-*
 
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Entropìa
CAT_IMG Posted on 7/4/2010, 00:46




~3rd Chapter: Alone In the Night.


Arthur era andato via, correndo. Il rumore delle sue scarpe eleganti e lucide che calpestavano il pavimento di marmo rimbombava ancora nell'aria, e nella mente di Alfred. Avrebbe voluto rincorrerlo, urlare di fermarsi, ma di fronte a lui vi era un altro grosso problema che non aspettava altro che essere affrontato, letteralmente:Francis. Non aveva mai avuto nulla di male contro di lui, ma adesso che lo aveva cacciato nei guai con Arthur, avrebbe voluto spezzarlo in due per sbriciolargli poi tutte le ossa. I suoi occhi azzurri si puntarono con violenza contro quelli altrettanto chiari del Francese, perforandolo con il solo sguardo.
"Mi odi, non è vero?" sussurrò piano quello. A quanto pare il messaggio era arrivato forte e chiaro.
Alfred non disse nulla, ma digrignò i denti, e afferrato anche lui l'altro per le spalle, lo spinse per tutta la larghezza del corridoio fino all'altra parete, parallela a quella dove fino a poco tempo fa era stato "imprigionato" lui.
Infine gli rispose, ponendogli una semplice quanto inquietante domanda:
"Sai di essere nei guai, vero?"
Francis sospirò ed abbassò lo sguardo.
"Tu...per tutto questo tempo... Arthur...avrei dovuto capirlo da quel giorno in cui gli hai preso la mano e gli hai sorriso...perchè lui?Perchè non me?Cos'ha lui che io non ho, Alfred?" chiese infine, con enfasi, afferrando il colletto dell'americano con rabbia.
Quest'ultimo era sempre più confuso, e aveva l'impressione che sarebbe esploso come una granata da un momento all'altro.
Tuttavia, fu il francese il primo a staccarsi dal corpo dell'altro, accarezzando come ultimo gesto la guancia destra di Alfred.
"Oh, per favore. Non parlare. So cosa mi diresti. Mi urleresti che non posso capire. In fondo sei ancora un piccolo adolescente all'interno del tuo cuore, vero? Non sei cambiato molto da qualche tempo fa. Com'è che si dice da voi...It can't be helped, huh?"
Disse così, e poi fece una cosa strana: gli sorrise, di un sorriso triste e malinconico, come se da quell'azzurro mare potesse scendere da un momento all'altro qualche lacrima. Ma non accadde: Francis era un don Giovanni, non avrebbe mai pianto innanzi alla sua "preda". Perciò girò i tacchi, letteralmente, e se ne andò camminando piano con le mani in tasca, respirando piano e a testa bassa.
Alfred lo guardò allontanarsi, prima di condurre il palmo della sua mano a coprire il suo volto, vero e proprio ritratto della disperazione: sentiva di star affogando come un naufrago sperduto in acque dense e scure, sconosciute e impenetrabili:ora come non mai, tutto gli appariva incomprensibile.

~ Late in the Night.

Poco più tardi l'accaduto, Alfred era stato costretto a partecipare a quel noiosissimo meeting. Arthur non si era fatto vedere, Francis invece sì: era seduto abbastanza vicino a lui, ma si comportava come nulla fosse mai accaduto, anche se non poteva evitare di lanciargli qualche occhiata di sottecchi di tanto in tanto. Gli argomenti erano sempre gli stessi di sempre, e parecchie volte lui ed Ivan avevano rischiato la rissa: quei due proprio non potevano fare a meno di intromettersi negli affari l'uno dell'altro, al fine di limitare l'altrui autonomia. Fortunatamente Ludwig e Francis stesso si sforzavano di mantenere la situazione calma, con l'aiuto di Svizzera.
Alla fine Alfred decise di fare un gran respiro e cominciare tutto da capo, con più diplomazia: con molte ore di sforzo era riuscito a strappare alcuni importanti compromessi. Tuttavia, alla fin fine non gli importava un fico secco di Ivan o di qualunque delle altre nazioni che non fosse Arthur. E il fatto che non si fosse fatto vivo lo preoccupava a morte. Dopo il meeting si era fermato a parlare con varie nazioni, cercando contemporaneamente di scovare dove si fosse cacciato l'Inglese, ma senza risultati. In tutto questo parlare e girovagare, si era fatto abbastanza tardi e lui era diventato piuttosto disperato.
Non trovando alcun'altra consolazione, decise di donare il suo corpo all'alchool, per quella notte.
Sapeva che vi era una specie di area bar all'ultimo piano della villa, dopo che la soffitta era stata restaurata: lì Svizzera teneva tutti gli alcolici e non, per gli ospiti. Così si avviò in quella direzione salendo le scale, sperando di non trovarvi nessuno data l'ora piuttosto tarda.
Purtroppo non fu così. La stanza aveva solo alcune luci al neon ed era piuttosto buia, così entrando in silenzio non fu visto da nessuno.
Al bancone del bar vi era un Ivan devastato dall'alchool. Presumibilmente aveva bevuto litri e litri di vodka, a giudicare dall'odore, ed ora si era accasciato sul legno liscio del bancone ronfando rumorosamente. Ogni tanto sembrava farneticare qualche frase oscura riguardo il commercio di gasolio e dei campi di girasoli, ma Alfred non riusciva a comprendere minimamente che cosa diamine stesse farneticando. Ad ogni modo se ne curò poco, cercando un'area più tranquilla dove deprimersi in pace.
Avvistò un divanetto in fondo alla sala, ma subito si accorse che era occupato da Ludwig e uno dei due fratelli italiani, Veneziano. Anche quest'ultimo, come Ivan, era ubriaco dalla testa ai piedi, a causa della troppa grappa che aveva ingerito. Riversava in una sottospecie di stato comatoso, sdraiato con le gambe sul divano e il petto su quello di Ludwig. Nonostante fosse ridotto a uno straccio, l'Italiano aveva un'espressione beata sul volto, come se qualcosa di invisibile gli avesse donato la grazia divina. Il tedesco dal canto suo aveva uno strano sorrisetto in volto, e sospirando accarezzava i capelli castani del compagno, osservando con attenzione la sua espressione.
Alfred appoggiò una delle spalle alla parete, rimanendo in silenzio a fissare quella scena. Poteva capire Veneziano. Sapeva perchè aveva quell'espressione beata sul volto:non c'era niente di meglio che stare in compagnia di colui con cui hai condiviso tutto. Nonostante si sentisse completamente dalla parte di Veneziano, Alfred comprendeva anche come doveva sentirsi Ludwig: per tutto questo tempo, quel ragazzino che ora stringeva era stato il suo unico amico. Proprio come Arthur lo era stato per Alfred. In quel momento gli venne in mente di quando era piccolo, e la sera Arthur era solito raccontargli delle storie per farlo addormentare. Gli accarezzava la testa dolcemente, proprio come faceva Ludwig in quel momento con Veneziano.
Alfred scosse la testa e trattenne una lacrima, in preda alla tristezza.
Tuttavia notò che c'era qualcunaltro che stava osservando la scena come lui: era Romano,seduto ad un tavolino poco distante, che ingurgitava quantità industriali di ottimo Limoncello Sorrentino.
Anche lui, come Alfred, aveva una faccia disperata. L'Americano lo fissò per un attimo, e non sapeva se in quel momento l'italiano gli ricordasse più se stesso o Francis. Comunque, decise di sedersi accanto a lui.
"Ehi, ciao Americano" disse il moro, con il solito accento meridionale. Sembrava contento di vederlo, probabilmente perchè in tempi recenti Alfred gli aveva dato una grande mano a trovare lavoro e sviluppo.
Fissò il biondo per un pò,poi tornò a bere.
"Non credi di star esagerando con quella roba?" chiese poi quest'ultimo.
Romano non rispose, si limitò a fissare il vuoto.
"Brutta cosa l'amore non corrisposto, eh?" disse infine.
Alfred alzò un sopracciglio fissando nuovamente l'italiano: gli era davvero così simpatico da rivelargli i fatti suoi od era semplicemente ubriaco fradicio?
"Già" annuì poi, pensando alla sua situazione e a quella di Francis.
"Cosa trova mio fratello in quell'idiota biondo di un tedesco? Io lo conosco meglio, io saprei cosa è meglio per lui!"
Alfred sorrise amaramente. "Io lo conosco meglio, io saprei cosa è meglio per lui." disse poi, ripetendo alla lettera le parole di Romano.
Quest'ultimo lo fissò stranito: che lui sapesse, ancora non aveva toccato bicchiere.
"Cosa c'è che non va, Big Boy?" gli chiese in tono bonario.
Alfred sospirò e si arrese, appoggiando i gomiti sul tavolo e nascondendo il volto nelle mani.
"Secondo te cos'è che sbaglio con Arthur, amico?"
"Arthur eh?L'inglese... voi due un tempo eravate una sola nazione, vero?"
"Già."
"Beh.. amico, non conosco molto bene la vostra situazione, ma se fossi in te andrei da lui , rivoltando il mondo pur di raggiungerlo e gliene direi quattro su quello che penso, sì!" disse infine Romano, accendendosi di uno strano entusiasmo.
Alfred sorrise. "Mi hai dato un buon consiglio" si limitò a dire. Poi si alzò di scatto e uscì dalla sala.



~In the Garden, In the dark

Arthur era stato tutto il giorno lì, su quella panchina, la stessa della mattinata, senza riuscire a pensare a niente. Aveva perso il conto di quante ore aveva perso a fissare l'acqua della fontana scorrere senza toccare cibo. Oramai il sole era tramontato da un pezzo e faceva freddo. Fuori, e dentro. Aveva l'impressione di avere il cuore congelato in polvere di ghiaccio. Già, polvere. Cenere. Doveva essere tutto quello che ne era rimasto, oramai.
Era interamente buio intorno a lui, l'unica pallida luce era quella della luna.
Poi sentì dei rumori strani, dei movimenti nell'erba. Pensò a qualche animale.
In fondo sperava che uno dei suoi amici, l'unicorno, o l'elfo,spuntassero dal nulla a consolarlo. Invece si sentì toccare con forza dietro la spalla. Si voltò e al posto dell'unicorno trovò Alfred tutto sudato e col fiatone.
"Arthur... mi dispiace."


SPOILER (click to view)
Innanzi tutto un rigraziamento caloroso a BigBro che segue con attenzione questa fan fiction XD Poi, credo di aver scritto davvero troppo in questo capitolo, mamma mia xD Non mi piace molto, perchè mi deprime vedere Alfred triste, ma altrimenti sarebbe stato troppo facile no?XD Credo anche di averci ficcato dentro delle situazioni abbastanza inverosimili, ma è questo il bello delle fan fic, credo. E poi la scena con Romano credo sia abbastanza divertente xD Beh ai posteri l'ardua sentenza U_U
 
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Marlot
CAT_IMG Posted on 6/5/2010, 23:30




Romano che beve Limoncello mentre spia il fratello che sta insieme al crucco mangiapatate è qualcosa di divino! °ç° *ama Romanino*

Cavolo, ero rimasta un pò indietro con questa Fic...
Sarà perchè in questo foro non venivo da febbraio? >.>
Sicuramente. ù___ù

Bene, mi piace come sta continuando la storia! Non vedo l'ora che il nostro eroe (ho sempre desiderato dirlo! *___*) parli con Iggy caro!
Complimenti ;D
Baci ♥
 
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Entropìa
CAT_IMG Posted on 18/6/2010, 00:34




~4th Chapter: The End...?

Arthur era lì immobile, mentre fissava Alfred lentamente spostarsi e sedersi sulla panchina, accanto a lui, ancora col fiatone.
"Ascolta.." riprese a parlare, nonostante gli mancasse il fiato.
"Ascoltami Arthur, davvero, mi dispiace tantissimo. Per l'incidente con Francia, per tutti questi anni che non ci siamo sentiti, per tutto... io non credevo che le cose andassero così al congresso, perciò.."
"Non mi devi alcuna spiegazione. È tutto ok." lo interruppe Arthur, freddamente.
"Huh?" America inarcò un sopracciglio dubbioso, mentre fissava Arthur.
"Intendo dire. Quelli che sono i tuoi affari non sono più cosa mia da circa 300 anni oramai. Non mi devi alcuna spiegazione. Ci siamo separati tanto tempo fa. Cosa fai con Francia non mi riguarda minimamente."
Alfred stette in silenzio per un po, continuando a fissare Arthur, stavolta quasi per esaminarlo. Il suo auto-controllo lo faceva sembrare quasi impassibile, in realtà i suoi occhi verdi diventavano sempre più liquidi man mano che i secondi avanzavano. Così Alfred sospirò, e posò la sua mano su quella dell'inglese, a sua volta poggiata sul ginocchio.
Arthur per tutta risposta gli scoccò un occhiata profonda, forse un po spaventata, ma attenta.
"Sei uno stupido se pensi che mi abbia fatto bene tutta questa lontananza da te. Sei uno stupido se pensi che potrei stare con qualcun altro che non sia tu." disse infine Alfred, concreto, sincero, tutto d'un fiato.
Arthur non disse nulla. Si limitò a mordersi il labbro. Poi iniziò a tremare, come una foglia. Infine Alfred udì dei strani suoni provenire da lui, vide le lacrime scivolare veloci sul suo viso.
Rimase a bocca aperta. Arthur non piangeva mai. America sentì come una voragine aprirsi dentro il suo stomaco, e non potè fare a meno di abbracciarlo, come d'istinto.
Arthur posò le braccia dietro la sua schiena, singhiozzando, mentre lui lo teneva stretto per i fianchi.
Passarono alcuni minuti così: quel ritrovarsi aveva un sapore dolceamaro, impossibile a descriversi. Finalmente Arthur la smise di singhiozzare, e poco dopo trovò il coraggio di alzare la testa (fino a quel punto sepolta nel petto di Alfred), e di guardarlo realmente negli occhi dopo tanto tempo.
La luna splendeva più che mai, come se avesse indossato il suo vestito migliore per quella serata magica.
Fu questione di un secondo: le loro labbra si incontrarono, i loro occhi si chiusero per assaporare meglio il sapore l'uno dell'altro.
Finalmente, secoli e secoli di solitudine erano terminati. Un nuovo giorno pieno di speranze stava per sorgere.

The End.

SPOILER (click to view)
Scusate per la conclusione breve e forse un pò scialba.. ma volevo terminare questa fan fic prima di dedicarmi ad un nuovo progetto. Scusatemi anche per la lontananza, ma il forum credevo fosse morto dato che non ci scriveva più nessuno X°D Spero che vi sia piaciuta la fan fic in generale e vi do appuntamento per la prossima fan fic ;)


 
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